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Vedere un ciclo in un oggetto

Nel presente articolo di approfondimento sui materiali, la Rete Zero Waste ospita Stefania Magnani, Ingegnere ambientale, autrice di una Tesi di laurea specialistica dal titolo Plastic waste: LCA of different management scenarios, incentrata sui rifiuti in plastica.

Stefania, nella sua carriera professionale, si dedica principalmente sul fronte del trattamento acque ed è specializzata nelle tecnologie di risanamento ambientale.

Antenati ed eredi degli oggetti

business-concepts-ideas-learn.jpgLCA: dietro a questa sigla da fermento lattico, in realtà si nasconde uno strumento utilissimo per le scelte che tutti facciamo ogni singolo giorno. LCA infatti sta per “Life Cycle Assessment”, ovvero Analisi del Ciclo di Vita. Tradotto significa che un oggetto non nasce sullo scaffale dove lo acquistiamo e scompare magicamente quando lo gettiamo nella spazzatura, ma ha bisnonni, nonni, genitori, figli e nipoti. Questi sono i materiali per produrlo, ma anche le materie prime e l’energia per produrre questi ultimi, l’energia necessaria per produrlo, i residui che generano il suo utilizzo e il suo smaltimento ecc..

Questo modo di pensare agli oggetti, ovvero vederli nel complesso della loro esistenza, dai bisnonni ai bisnipoti, è chiamato Life Cycle Thinking (LCT) e L’LCA è lo strumento per capire l’albero genealogico di un oggetto – o di  un servizio anche – e il suo impatto sull’ambiente.

Pensare alle cose in una logica LCT significa riuscire a vedere, in quell’oggetto, dei materiali presi dall’ambiente, dei materiali riemessi nell’ambiente e, in mezzo, la nascita, l’uso e la “morte” del nostro oggetto, come nella figura di seguito:

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LCA per misurare l’impatto

LCA è ciò che ci permette di quantificare tutti gli scambi con l’ambiente associati al nostro oggetto, cioè ciò che si prende per produrlo e ciò che si ributta nell’ambiente per produrlo, trasportarlo, utilizzarlo e, infine, smaltirlo.
Da questa operazione di quantificazione, si ottiene una lunga “lista della spesa”, chiamata tecnicamente “inventario del sistema”. Una volta ottenuto questo inventario, tutti gli ingressi e le uscite dal sistema sono trasformati in indicatori associati ai diversi impatti ambientali (cioè sono trasformati in “punteggi” che dicono quanto si vanno a colpire aria, acqua e suolo con quell’oggetto). Tutte le emissioni che contribuiscono allo stesso impatto vengono trasformate in unità comuni e sommate per avere il totale di un determinato impatto.

La mela della discordia

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Capire LCA con una mela

Di cosa si può trattare in pratica?
Per esempio, potete prendere una mela: come ci è arrivata nella vostra mano?

Un albero, da qualche parte, occupa suolo ed è stato nutrito con concimi, dissetato e trattato con diversi prodotti specifici, differenti a seconda del metodo di coltivazione. Non dimentichiamo che, a loro volta, i prodotti specifici e i concimi sono stati prodotti con materie prime ed energia.
La mela, poi, è stata raccolta, trasportata e venduta ai grossisti, prima di essere di nuovo trasportata (secondo trasporto) a un punto di vendita al dettaglio dove sarà acquistata.
Infine, quando l’avrete mangiata, ne resterà lo scarto, il cui peso sull’ambiente dipende da come verrà smaltito: sarà gettato su un prato? Nel bidone dell’indifferenziata? Nel bidone dell’umido? Una volta identificato il bidone, qual è la destinazione del suo contenuto? L’indifferenziato va a una discarica o a un termovalorizzatore? L’umido va a un impianto di compostaggio o a uno di digestione anaerobica?

Software e banche dati

Una volta raccolti tutti questi dati, è possibile utilizzare dei software specifici per il calcolo dell’impatto della nostra mela sui vari comparti ambientali.

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I software ci aiutano anche quando qualche dato è mancante, facendoci scegliere da una banca dati amplissima, a cui contribuiscono ricercatori e studiosi in tutto il mondo. La faccenda non è semplicissima, poiché ogni materiale o sostanza che entra nell’albero genealogico del nostro oggetto ha a sua volta un albero genealogico alle spalle.

Anche l’energia utilizzata non è una questione banale: com’è stata prodotta? computer-code-background-screen-css-web-language.jpg

Da una centrale a carbone, a gas, eolica, fotovoltaica, da un termovalorizzatore…?
In questi casi, la banca dati dei software dà un grande aiuto. Ogni Paese del mondo ha infatti un suo “mix energetico” e dai dati raccolti sappiamo se in quel Paese l’energia elettrica è prodotta per una certa percentuale con un metodo, per una certa con un altro e così via. Sarà dunque possibile conoscere quanto impatta sull’ambiente l’energia prodotta in un Paese piuttosto che in un altro.

Tornando alla nostra mela, l’analisi LCA, alla fine, ci dirà come ha contribuito al riscaldamento globale, all’eutrofizzazione dei laghi, all’inquinamento del suolo e così via.

Ma in pratica?

In pratica, cosa se ne può fare ognuno di noi nella vita quotidiana?

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Effettivamente, quello che ci interessa non è tanto la metodologia LCA in sé, ma il suo approccio.

Quello che ci interessa è sapere che ogni oggetto che compriamo, usiamo e, infine, gettiamo non è qualcosa a sé stante, ma è parte di un grande albero genealogico (o di una grande matriosca, se preferite).

Una piccola differenza nella scelta di due oggetti apparentemente uguali (due mele, per esempio) in realtà può avere una grande differenza sull’ambiente nel suo complesso.

Usare questo approccio per fare le nostre scelte con una mentalità critica e, soprattutto, aperta è ciò che può cambiare i nostri consumi e quindi, indirettamente, il sistema produttivo.

Pensate LCT!

Se “pensate LCT”, si comprende immediatamente perché sia meglio acquistare una mela che è stata prodotta nella vostra regione piuttosto che in un’altra. Questa mela locale si porta addosso un carico più leggero di emissioni associate al suo trasporto. Tale approccio ci guida automaticamente ad acquistare prodotti riutilizzabili, con una vita utile più lunga, contenuti in meno imballaggi, prodotti senza usare sostanze con un elevato impatto sull’ambiente.

Per una spesa più sostenibile

Anche se all’inizio può sembrare faticoso, una perdita di tempo e una forzatura quando facciamo compere, in realtà è sufficiente farlo, ad ogni spesa, per un articolo nuovo:

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Ogni volta che dovete comprare qualcosa di nuovo perdete cinque minuti per leggere l’etichetta e pensare LCT, confrontando prodotti di marchi differenti. Alla fine, farete la spesa in automatico. Quello che è importante è capire che ogni nostra scelta conta e ha conseguenze differenti.

Per approfondire

Siete interessati a questa tematica o all’impatto di qualcosa di particolare? Sono presenti in rete molti articoli accademici o siti istituzionali che parlano di LCA. In particolare, io segnalo quelli prodotti dall’European Commission Joint Research Centre e ne indico qualcuno di seguito:

  • European Commission Joint Research Centre, Institute for environment and Sustainability 2010. General guide for Life Cycle Assessment – Detailed Guidance
  • European Commission Joint Research Centre, Institute for environment and Sustainability 2010. Review Schemes for Life Cycle Assessment.

Anche sul sito di ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) è presente materiale di approfondimento.

Un LCA per la gestione dei rifiuti

Ovviamente, ed è molto interessante, un LCA può essere effettuato anche per un sistema di gestione dei rifiuti, ad esempio per decidere come sia meglio smaltire una determinata frazione (secco, umido, plastica, ecc.). In questo caso questo strumento spiega perché lo schema migliore per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti non è sempre lo stesso, ma cambia con il contesto.

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Un esempio su tutti: in alcuni contesti può essere conveniente sostituire le bottiglie di plastica dell’acqua con bottiglie di vetro e implementare un sistema di raccolta e riuso del vuoto tal quale. In altri contesti è invece meglio utilizzare le bottiglie di plastica e separarle correttamente dal resto dei rifiuti per riciclarle propriamente. Come abbiamo compreso entrano in gioco diversi fattori, tra cui le distanze per cui si trasportano le bottiglie di vetro (più pesanti e per il trasporto delle quali è necessario quindi più carburante), la vicinanza o meno dello stabilimento in cui si imbottiglia l’acqua, la distanza dal sito di riciclo della plastica, e così via.

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Questo modo di concepire gli acquisti diventerà pian piano un automatismo

È uno strumento che può essere utilizzato per qualsiasi cosa, ma che a livello della nostra vita quotidiana serve soprattutto a farci capire l’importanza delle nostre scelte e a farci toccare con mano come esse possano contribuire all’ambiente che ci circonda.

9 thoughts on “Vedere un ciclo in un oggetto”

  1. Salve Stefania, avrei una curiosità: nell’articolo si dice che in alcuni casi meglio optare per bottiglie di plastica per l’acqua invece del vetro. Ma davvero il costo di produzione di una bottiglia d’acqua di plastica ed il suo successivo riciclo possono essere giustificabili in un contesto di sostenibilità ambientale ? O l’esempio viene solo fornito per fare un paragone con la bottiglia di vetro ? ( e non con l’acqua di rubinetto) ? Il costo di eventuale e probabile dispersione nell’ambiente non viene calcolato ? Davvero esiste attualmente ed in Italia un contesto in cui l’acqua in bottiglia di plastica abbia un senso in termini di sostenibilità ? Grazie per una delucidazione ! Chiara

    1. Ciao a tutti, io mi occupo di studi LCA in una azienda che fa prodotti in plastica monouso.
      Volevo provare a rispondere a Chiara, per quanto riguarda il discorso della bottiglia in plastica. Il punto più importante dell LCA è proprio il fatto che due prodotti con la stessa funzione vengono confrontati sul loro impatto globale, dalla culla alla tomba, dall’ estrazione delle materie prime fino al loro fine vita, non solo su una fase. Ora non so se l’esempio della bottiglia in plastica è calzante, ma per assurdo si, potrebbe essere che un prodotto considerato “ecologico” dai più, abbia una fase del ciclo di vita (tipo il trasporto) molto importante, tanto da rendere l’impatto globale maggiore rispetto a quello di un prodotto considerato “inquinante”. Per quanto riguarda la questione della plastica vorrei sfatare un mito: la plastica non è inquinante a prescindere. La plastica, è vero, è fatta a partite da materiali fossili, con tutti i problemi che sappiamo, ma è anche un materiale altamente riciclabile. “riciclabile” e non “riciclato” perché purtroppo la raccolta differenziata è fatta male, e perché la vera richiesta sul mercato di plastica riciclata da parte dei produttori è davvero molto bassa. Inoltre, la domanda ” Il costo di eventuale e probabile dispersione nell’ambiente non viene calcolato ?”… Certo che viene calcolato, ma dipende dalla capacità delle persone di riciclare correttamente. E poi, come viene calcolato l’impatto della dispersione in natura della plastica, viene calcolato anche quello della dispersione in natura di altri materiali…. Che è altrettanto (se non più) elevato! Ricordiamoci comunque che la Plastica è un materiale utile, ad esempio per la Conservazione dei cibi (molto più di altri materiali…), per la produzione di tantissimi oggetti della vita quotidiana che altrimenti non sarebbero utilizzabili (giocattoli per bambini in pietra e legno?). Smettiamola di demonizzare la plastica e iniziamo a riciclare meglio!
      Francesca

      1. Ciao Francesca, grazie per il tuo intervento ma francamente lo trovo discutibile. La mia domanda era molto specifica, mirata e pragmatica . Vorrei sapere se, dati alla mano, esista una situazione reale in Italia ( chiamiamolo case study) che permetta di affermare con certezza che l’impatto ambientale di una bottiglia di plastica sia minore di quello di una in vetro. Mi permetto di ricordare che far ricadere la colpa della scarsa efficienza del riciclaggio e dell’inquinamento sul consumatore finale sia una discutibile strategia di marketing in atto dagli anni ‘70 da parte delle maggiori aziende produttrici di imballaggi di plastica per evitare di doverne sostenere i costi di smaltimento; tale strategia è quella che ha permesso che si arrivasse alla drammatica situazione attuale. Per quanto riguarda i giochi dei bambini esistono svariati materiali moderni e non alternativi alla plastica; i bambini hanno usato giocattoli non di plastica fino a qualche decennio fa con ottimi risultati. Per finire, nessuno sta demonizzando la plastica, sappiamo credo tutti molto bene quanti e quali usi se ne possono fare; si sta discutendo il senso di utilizzarla quando certamente non serve . Grazie, Chiara

    2. Ciao Chiara, di seguito riporto la risposta di Stefania, autrice dell’articolo: “mi fa piacere che l’articolo ti abbia stuzzicato domande.
      Il senso dell’ultima parte dell’articolo (in cui si confrontano le bottiglie di plastica con quelle di vetro, non con l’acqua del rubinetto) è di spiegare che non c’è niente di scontato e di “cattivo” a prescindere, neanche la plastica. A volte sento parlare persone che propongono di sostituire l’acqua in bottiglie di plastica con acqua in bottiglie di vetro da ritirare poi porta a porta e riportare allo stabilimento per un nuovo imbottigliamento, trascurando tutti i contro di questa soluzione e focalizzandosi solo sull’evitare l’uso della plastica. Però non è detto che sia uno schema vincente: dipende da come l’eventuale bottiglia di plastica sarebbe raccolta e riciclata, dalle distanze da percorrere per raccogliere e riportare in stabilimento le bottiglie di vetro ecc. Se le bottiglie di plastica sono correttamente separate e riciclate è un conto, se non sono separate è un altro (e bisogna, come dici tu, considerare l’impatto della loro dispersione nell’ambiente). E lo stesso per le bottiglie di vetro. Dipende, appunto, dal contesto e da come i rifiuti sono raccolti e trattati in quel contesto.
      Ovviamente, se scegli di bere l’acqua del rubinetto, il problema non si pone: non c’è l’imballaggio 😊 e hai fatto la scelta migliore secondo la “piramide dei rifiuti”: evitare la produzione è la prima scelta.
      Nei prossimi articoli cercherò di fare luce sui vari sistemi di trattamento delle diverse frazioni dei rifiuti e dei vari pro e contro, spero che ti piaceranno e ti serviranno per soddisfare alcune tue curiosità. Sulla plastica, sui sistemi migliori di raccoglierla, smaltirla e riciclarla sono riuscita a scrivere una tesi di laurea, quindi da discutere c’è molto… E questo per ogni frazione! Grazie del tuo commento e se vuoi sapere altro (o non ho centrato il punto nel risponderti) riscrivi pure”

      1. Ciao a tutti, sono Stefania, la “colpevole” dell’articolo 😊 volevo ringraziare Sara per aver postato la mia risposta in un momento in cui ero impossibilitata a farlo.
        A presto

  2. Francesca, grazie del commento, la tua risposta è ottima ed evidenzi proprio quello che vorrei passasse: non ci sono cose “buone” o “cattive” a prescindere, è necessario analizzare tutto il loro bagaglio e il contesto in cui sono inserite. Spero che quando parleremo di lca sui rifiuti plastici e di gestione di questi rifiuti leggerai l’articolo e ci dirai cosa ne pensi, visto che ti occupi proprio di questo!

  3. Ciao Sara, grazie per la tua risposta. Capisco il concetto che per valutare le scelte ci sia bisogno di contestualizzarle, proprio per questo motivo la mia domanda era molto diretta: che tu sappia esiste in Italia al momento un contesto in cui l’efficienza del sistema di riciclaggio della plastica porti a poter affermare con certezza che la scelta di una bottiglia di plastica sia preferibile in termini di sostenibilità ambientale ? Grazie !

  4. Ciao Chiara
    Cerco di risponderti brevemente 😉
    Sinceramente non so se ci sia un case study italiano, di sicuro ci sono a livello europeo (l’università di copenhagen ha un dipartimento eccellente proprio a riguardo di rifiuti e lca, il politecnico di milano collabora con loro) e in inglese. Per darti un esempio, a questo link
    https://www.researchgate.net/publication/274070977_Glass_vs_Plastic_Life_Cycle_Assessment_of_Extra-Virgin_Olive_Oil_Bottles_across_Global_Supply_Chains
    Si fa un lca comparando l’uso di bottiglie di vetro, di plastica vergine e di plastica riciclata per l’imbottigliamento dell’olio di oliva. Come vedrai, l’analisi prende in considerazione moltissime variabili, non ultimi gli schemi di riciclo dei materiali e la destinazione ultima dei residui (che comunque ci sono anche in un processo di riciclo e devono essere smaltiti). La conclusione è che se le bottiglie sono in plastica riciclata, lo schema è “ambientalmente più favorevole” rispetto ad usare bottiglie in vetro; viceversa se le bottiglie non sono riciclate.
    Spero che questo articolo ti piaccia e ti invogli magari a fare altre ricerche. L’analisi lca è una materia complessa, ma affascinante. Se posso suggerirti, su researchgate si trovano molti articoli in merito, se sei interessata ad approfondire.
    Purtroppo in Italia scontiamo molto anche il fatto che la normativa spesso penalizza l’uso di materiale riciclato, però anche del riciclo mi piacerebbe parlare in un articolo dedicatl, essendo una (altra) materia vasta.
    Farò qualche ricerca per vedere se trovo uno studio che consideri un caso italiano, comunque, e ti farò sapere.
    Grazie del commento come sempre e a presto

    1. Ciao Stefania, grazie per la risposta dettagliata. Ho fatto una domanda mirata perché credo che su questo argomento, data la pericolosità derivata dalle sue possibili interpretazioni, sia importante essere il più precisi possibile. Grazie molte per il link all’articolo. Tra poche settimane andrò a visitare il famoso inceneritore CopenHill a Copenaghen, una realtà per molti versi estremamente diversa dalla nostra! Saluti, Chiara

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