Sfida

Luglio senza plastica: ce l’abbiamo fatta!

Il nostro #plasticfreejuly è volato, dopo trentuno giorni di sfida è giunta l’ora di tirare le somme.

Abbiamo voluto condividere con voi i nostri sforzi e consigli per tutto il mese, ora però desideriamo far sentire  la vostra voce, per capire quello che succede quando di punto in bianco decidiamo che forse, di tutta questa plastica, non abbiamo così bisogno.

La Rete ha avuto il piacere di intervistare 10 partecipanti italiani alla sfida internazionale lanciata da plasticfreejuly.org.

Anche se unite dalla stessa voglia di partecipare, le persone intervistate sono molto diverse tra loro: c’è chi lavora, chi studia, chi viaggia spesso, chi vive all’estero, chi in famiglia, chi in solitaria e chi in coppia, proprio come Loredana e Alice, che da poco convivono con i loro rispettivi compagni.

Come è stato condividere questo Luglio Senza Plastica con un’altra persona?

Loredana

Siamo andati a convivere da poco e non è stato facilissimo traslocare e rendere vivibile il nostro appartamento senza creare rifiuti. Abbiamo cercato di ridurre al minimo gli sprechi riciclando il più possibile oggetti dei nostri genitori e mantenendo gran parte dell’arredamento dei precedenti inquilini. Purtroppo sulla spesa abbiamo avuto qualche problema in più: soprattutto all’inizio è difficile trovare alternative sostenibili in una nuova città e spesso i negozi zero waste non sono proprio economici. In ogni caso, con un po’ di fantasia e tanta voglia di fare, credo che stiamo migliorando ogni giorno pian piano. È davvero un bel percorso da intraprendere in coppia!

Alice

Sono fortunata e grata. Ho al mio fianco una persona molto paziente e che, come me, ritiene importante diminuire il proprio impatto su questo pianeta attraverso le nostre azioni quotidiane. Nel mese di luglio abbiamo continuato con la nostra scelta di utilizzare bottiglie di vetro e bere solo l’acqua del rubinetto di casa (su cui abbiamo installato un filtro). Grazie all’orto e al gruppo di acquisto solidale la nostra spesa è stata al 90% a km 0. A luglio ho voluto fare a meno di comprare ciò che non riesco ancora a trovare sfuso come detergenti, cosmetici e marmellate iniziando ad autoprodurre il possibile. Insieme al nostro dolce cagnone siamo sempre più motivati a diminuire il nostro impatto e a vivere la vita in modo semplice con gratitudine, gioia e rispetto per quello che siamo, che abbiamo e per il magnifico mondo in cui viviamo.

In un articolo la Rete ha affrontato un argomento spinoso: vivere con persone che non sono necessariamente disposte a ridurre i rifiuti. Abbiamo chiesto a Gloria e a Francesca di raccontarci la loro esperienza con i genitori.
Come è stato per te questo Plastic Free July in famiglia?

Gloria

È stato davvero una sfida! Abitare con persone non necessariamente disposte a ridurre i propri rifiuti può essere sconfortante, ma ho imparato nel corso di questo mese che l’unica cosa da fare è impegnarsi e prendere il buono delle piccole cose! Sono fortunata perché nel tempo la mia famiglia sta iniziando a comprendere e a sforzarsi, anche se la pigrizia ogni tanto fa capolino, ma grazie all’esempio mi accorgo che stanno facendo passi da gigante! Dunque l’unica cosa che mi viene da consigliare è non arrendetevi e gli altri vi seguiranno!

Francesca

Cercare di produrre meno rifiuti da sola e provare a fare lo stesso in famiglia non è di certo la stessa cosa. Le differenze tra la prima parte di luglio (durante la quale ho vissuto da sola) e la seconda sono semplicemente abissali. Con un po’ di scetticismo da parte della mia famiglia, ho cercato comunque di coinvolgere il più possibile tutti iniziando a piccoli passi. Mi sono concentrata principalmente su una loro abitudine distruttiva: i bicchierini e i cucchiaini di plastica per il caffè. Ho spiegato loro quanto spesso riciclare non risolva il problema e quanto una abitudine nel nostro piccolo possa fare la differenza. Da Luglio hanno iniziato a utilizzare le tazzine in vetro e continuano a farlo, anche luglio finito. Penso di aver piantato un semino nella loro testa, perché mia madre stessa ha suggerito di utilizzare i piatti normali per stasera che abbiamo una cena con oltre 25 persone.

Carla ha affrontato questa bella avventura non solo in famiglia, ma anche lavorando a tempo pieno: come hai vissuto la sfida a livello personale, familiare e professionale?

Il luglio senza plastica a livello personale è stato fantastico: ho autoprodotto un detersivo di Marsiglia che ha sostituito quello della lavatrice, il detersivo piatti e pure il detergente intimo. Ho regalato tutte le confezioni iniziate di maschere e creme in flacone di plastica ad un’amica e ho sostituito gli shampoo con quelli solidi. Il figlio più piccolo di 10 anni è entusiasta e mi imita: non abbiamo più usato una cannuccia o una bottiglia di plastica. Sul lavoro (ristorante/albergo) è stato più faticoso, però se non richiesto ho dato l’acqua in caraffa invece della plastica e non ho usato le cannucce. Ho messo sulla porta di entrata locandine per smuovere la situazione è qualcuno sta già chiedendo.

Alcune partecipanti come Tina e Antonella si sono ritrovate di fronte ad altre situazioni particolari.
Uscire fuori dalla tua cerchia abituale di negozi e locali ha influito sul Luglio senza plastica più di quanto avreste creduto?

Tina

Senza dubbio viaggiare, e quindi abbandonare la quotidianità (quasi) zero waste costruita vicino a casa, complica la sfida. Nel mio caso, un problema riscontrato viaggiando è stata l’assenza di negozi alimentari zero waste in molte città e paesini turistici. Per altri aspetti, invece, continuare il mio Plastic Free July in viaggio non solo è stato semplice, ma addirittura un arricchimento per il mio percorso. Ogni viaggio ti permette di conoscere nuove persone con diverse abitudini, dando luogo a uno scambio bidirezionale di idee ed insegnamenti. Inoltre, interrompere la propria routine aguzza l’ingegno su come trovare nuove soluzioni #plasticfree. Chi per preparare la valigia, ad esempio, non è tentato di usare comodi sacchettini monouso per biancheria intima, scarpe o prodotti per l’igiene personale? Ho ovviato a ciò racimolando sacchetti di cotone biologico, borse di Mater-Bi e fogli di alluminio per gli usi più disparati. Ben vengano, perciò, queste sfide che ci permettono di rendere la nostra vita sempre più zero waste.

Antonella

Quando è cominciato il Plastic Free July mi sono detta “ma certo, partecipo, tanto ormai è parte della mia routine”. Ovviamente in quel momento avevo dimenticato che per quasi 3 settimane sarei stata via. Arrivare in Norvegia e scoprire che il cibo viene acquistato per il 90% nei supermercati, è stato un po’ traumatico. Ci siamo attrezzati con un’intera valigia di prodotti sfusi e abbiamo risparmiato soldi ed evitato tanta tanta plastica. Per la verdura è stato talmente difficile che fondamentalmente abbiamo solo mangiato pomodori che erano venduti sfusi. Vedere il singolo peperone o il singolo cetriolo imballato nella plastica è stato veramente triste. A Bergen abbiamo trovato una macelleria e ne abbiamo approfittato, mentre per il formaggio e un po’ di pesce abbiamo dovuto venire a compromessi e adattarci alla plastica. E’ strano che un Paese con tante macchine elettriche, tanto pulito, abitato da persone che chiaramente amano la natura, non abbia un occhio di riguardo verso questo tema.

Tutti coloro che hanno affrontato la sfida di un mese senza plastica sono partiti dalle alternative che trovavano più facili: c’è chi ha scelto di munirsi di borraccia, chi dei sacchetti per la spesa…

…Ma qual è stata la cosa più difficile da trovare senza plastica?

Emanuela

Le cose per me più difficili sono le confezioni di pasta senza glutine, e dove abito io non ci sono negozi che vendono pasta sfusa, purtroppo. Altra cosa sono i termos completamente in acciaio: quello che ho comprato ha il tappo rivestito di plastica, cosa di cui non mi ero accorta al momento dell’acquisto. In generale ho notato che, per andare sul sicuro, si è costretti quasi sempre ad acquistare online e, in alcuni casi, ciò potrebbe essere scoraggiante.

Anna

Vivo a Lisbona dove ci sono negozi senza imballaggi molto attrezzati e vivere zero waste è davvero semplice. Sono tornata a Trieste per l’estate e, prima mi sono lasciata prendere dallo sconforto per l’assenza di negozi plastic-free, ma un giorno ho fatto un primo giro alla ricerca di questi e ne ho trovati alcuni che vendevano qualche prodotto sfuso. Mi sono quindi decisa di fare una lista il più completa possibile per mostrare ai miei concittadini che le alternative esistono! Ora esiste un sito web, ispirato a quello della Rete, che mostra su una mappa di Trieste tutti i negozi disponibili! Mi rende fiera e felice sapere di aver fatto qualcosa che aiuti non solo me a ridurre gli sprechi.
Ho invece ancora difficoltà a decidermi di usare uno shampoo solido: ho i capelli molto ricci e ho paura di rovinarli, ma conosco ragazze ricce che lo usano quindi devo solo prendere coraggio e fare un altro passo!

L’ultima domanda della nostra intervista meriterebbe un articolo a sé. Abbiamo posto a Federico una domanda spinosa, che ci poniamo da tempo:
Federico, gli uomini (inutile nasconderlo) sembrano aver partecipato poco a questa sfida. Secondo te perché è così difficile incontrare altri ragazzi che promuovano attivamente lo zero waste?

Federico

È un’ottima domanda, me la sono chiesta spesso anche io.
Per arrivare allo zero waste, dobbiamo prima osservare il fenomeno a monte: la presa di consapevolezza da parte di sempre più persone. Alcuni lo definiscono il “risveglio collettivo”: ci stiamo svegliando dal coma che ha condotto l’umanità sull’orlo del baratro. Dal risveglio nascono l’amore e il prendersi cura di se stessi, degli altri esseri umani, di tutti gli esseri viventi, nonché della Terra. Lo zero waste è uno stile di vita intrapreso da chi vuole far parte della soluzione, piuttosto che continuare a essere il problema. Una bella risposta alla domanda iniziale è contenuta nel libro L’uomo e la donna naturali di Janine Van Der Merwe. Ne riporto un’interpretazione, ma, per approfondire, consiglio certamente la lettura. Sostanzialmente, le donne sono reduci da millenni di oppressione e di società fortemente maschiliste, compresa quella attuale. Perciò, sono fortemente motivate a riscattarsi, a dire basta a tutti i soprusi, compresi quelli perpetrati a danno della Vita sulla Terra. Le donne consapevoli ci stanno dicendo questo: è ora di svegliarsi!

I partecipanti a questa intervista corale hanno condiviso con noi le loro esperienze, riflessioni e consigli preziosi per ridurre la plastica non solo un mese l’anno, ma anche per i restanti 334 giorni. Ci hanno inoltre dimostrato che l’atteggiamento vincente consiste nell’accettare le nostre imperfezioni e difetti, sempre cercando di fare del nostro meglio! La riduzione dei rifiuti (e quindi anche della plastica) è un percorso lungo e soggettivo che comporta successi e in qualche caso la necessità di scendere a compromessi. L’obiettivo del mese era quello di mettersi in gioco e concentrarsi anche solo su una piccola abitudine che in passato non avremmo mai pensato di cambiare!

Un grazie va dunque ai nostri intervistati, che potete ritrovare grazie ai loro profili Instagram:

Loredana – espo_lore

Alice – eco.attitude

Gloria – zerowasteapulia

Francesca – ciccipooh

Carla – fragolina.di.bosco

Tina – tina_inthegreenbubble

Antonella – naturalmente_anto

Emanuela – dolceridente

Anna – from_hero_to_0

Federico – life.joy.and.mindfulness

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