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Risorse, Vario, Zero Waste

Borse in bioplastica un anno dopo: far west!

A gennaio del 2018 entra in vigore in Italia una delle norme più discusse: la norma che vieta la commercializzazione delle borse in materiale plastico leggero.
Qui trovate l’articolo scritto l’anno scorso.
 
La legge è un recepimento della norma europea volta ed eliminare le borse in plastica leggere, la norma lasciava ai singoli Stati membri la possibilità di scelta circa la migliore tecnica di attuazione.
L’Italia scelse di lavorare sul costo, quindi divieto di omaggio di buste di plastica leggere, e sul materiale, imposizione delle buste in bioplastica.
Non prese in considerazione la possibilità di utilizzare borse durevoli e solo con dei provvedimenti successivi fu data la possibilità di portare da casa borse paragonabili (leggere e in bioplastica) e nuove.
 

Cosa si prevedeva un anno fa?

– La norma sarà cambiata
– Crollo della vendita di prodotti dell’ortofrutta sfusi e aumento dell’acquisto di prodotti preimballati
– Confusione da parte degli esercenti più piccoli
 

Cosa è avvenuto realmente?

– La norma è rimasta immutata
– Si è registrato un calo del 5,5% della frutta e verdura sfusa in favore di quella confezionata (+13% frutta e +5% verdura).
sacchetti bioplastica 02
Segnaliamo che la ricerca Nielsen commissionata da Novamont da cui derivano questi dati motiva questa crescita con altre spiegazioni slegate dall’arrivo delle borse in materiale biodegradabile.
Le spiegazioni fornite infatti segnalano un maggiore spazio di vendita all’interno dei supermercati destinato all’ortofrutta confezionata e un miglior servizio dato dalla presenza di prodotti già lavati, porzioni e pronti all’uso.
– Confermata la confusione totale dei piccoli esercenti: questa norma è stata studiata pensando principalmente alla GDO, la grande distribuzione organizzata, che non ha avuto nessun problema ad applicare la normativa e anche in alcuni casi ad autodisciplinare dei correttivi.
 
La grande difficoltà risiede nei piccoli, nei negozi che potrebbero tranquillamente continuare a dare il sacchetto di carta che hanno sempre dato, o lasciar usare le buste durevoli dei cittadini e che invece si ritrovano a negare queste azioni come possibili, per timore di un’ importante sanzione.
 
Ma attenzione, il tema della normativa europea è: eliminare le borse di plastica leggere. 
La legge italiana è stata scritta probabilmente ragionando sulle necessità della grande distribuzione organizzata e questo ha portato i piccoli ad andare in legittima confusione
 
Attualmente non è sanzionabile il mancato uso di sacchetti in bioplastica, se l’alternativa è zero, ossia se non si fornisce alcun sacchetto o si danno sacchetti di carta.
È sanzionata la presenza nei negozi di sacchetti in plastica leggera e la mancata valorizzazione economica della borsa in bioplastica.
Questo deve essere chiaro.
 

Cosa nessuno aveva previsto

Ma quello che nessuno aveva previsto… è la nascita di un nuovo mercato sommerso: quello delle buste fuorilegge (e bisogna dirlo.. potevamo aspettarcelo).
 
 
Nel mese di agosto 2018 solo nel milanese sono stati sequestrati quasi 8 milioni di buste illegali.
Cifre pazzesche, praticamente un nuovo mercato per la criminalità.
Questo è un aspetto che ci fa capire come una legge mal scritta possa dare effetti collaterali impensabili.
Senza contare agli effetti ambientali, perché tutti queste borse in finta bioplastica sono poi tendenzialmente conferite dal cittadino nell’organico… contaminando definitivamente intere raccolte.
 
I sacchetti criminali dove li troviamo?
Su questo ha fatto una bella e utile indagine Altroconsumo:
– Tutto in regola in grande distribuzione
– Negozi: 22% dei sacchetti è fuori legge
– Mercati: FAR WEST. 70% dei sacchetti è fuori legge
 
 

Cosa può fare il cittadino

– boicottare i prodotti dell’ortofrutta preconfezionati, qualsiasi sia il motivo della loro crescita perché sono costituiti da imballaggi molto importanti in volume e vanno evitati
 
– scegliere i supermercati che hanno attuato per il proprio reparto ortofrutta dei corretivi alla legge creando dei regolamenti interni che permettono l’uso di retine leggere
 
– andare nei negozi di prossimità con le proprie borse di stoffa e tranquillizzare gli esercenti, ricordandogli che: se non c’ è plastica non c’è reato perseguibile, se c’è bioplastica il reato è regalarla (deve essere fatta pagare un centesimo ogni borsa), se c’è plastica leggera da vecchi stock = sanzione.
 
– dire ai banchi dei mercati e ai negozianti di prossimità di chiedere le schede tecniche dei borse in bioplastica che acquistano… perché fortunatamente polizia e carabinieri stanno lavorando per intercettare i sacchetti fuorilegge e in quel caso si parla di frode al commercio.
 
Ci riaggiorniamo tra un anno! 
 

4 thoughts on “Borse in bioplastica un anno dopo: far west!”

  1. Gentili zerowaster,
    vi pregherei di non confondere i termini ‘bioplastiche’ e ‘plastica biodegradabile’. Le prime comprendono tutte le materie plastiche ottenute non dal petrolio ma, in genere, da scarti di produzione del mais. I composti organici contenuti in quest’ultimo vengono estratti e modificati, in modo da renderli uguali alla plastica che si ottiene dalla petrolchimica. Pertanto, la bioplastica è assolutamente equivalente alla plastica “tradizionale” e va smaltita nello stesso modo. L’unico vantaggio è nel processo produttivo, che è meno impattante.
    Al contrario, le bioplastiche sono materiali polimerici che possono essere biodegradate da microrganismi presenti nei suoli.
    Mi permetto di dire questo a fronte dei miei cinque anni di studio in Chimica e altrettanti anni spesi in ambiente lavorativo.

    1. Ciao Lucia, ho chiarissima la differenza, ho utilizzato un termine di uso comune per rendere più fluido il discorso. Nell’articolo inizialmente c’era anche una lunga parentesi in cui spiegavo nel detteglio la differenza tra plastiche biodegradabili e quindi compostabili e plastiche provenienti da fonti differenti dal petrolio ma non per questo compostabili. Ho poi deciso di toglierla perchè appesantiva molto il flusso dell’informazione, ma sicuramente farò un articolo dedicato.

  2. A me è capitato un un grosso supermercato di attaccare l’etichetta su un cocco per non utilizzare il sacchetto. La commessa mi ha fatto comunque pagare un centesimo del sacchetto perché mi ha spiegato che è sono obbligato per ogni etichetta pesata del reparto frutta e Verdura. Ora acquisto al mercato con le mie borse o nel piccolo supermercato di fiducia che usa i Sacchetti di carta

    1. Purtroppo nei supermercati le regole sono difficili da adattare, il centesimo del sacchetto viaggia solitamente sul gestionale, non è una decisione che può prendere la cassiera, il costo del sacchetto è incluso nel codice a barre presente in etichetta, prescinde dall’ uso o meno del sacchetto. Simbolicamente capisco che il centesimo rappresenta un sacchetto non realmente acquistato, però vediamo il lato positivo, penso sia già un’ottima cosa che non sia stato imposto l’utilizzo del sacchetto ma accettato l’adattamento che hai fatto.

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